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Distilleria Giovi

10 Febbraio 2016.

di Gianni Paternò

Questa che vi stiamo raccontando è una storia particolare, forse unica, di un fanciullo siciliano di un piccolo comune del versante nord della provincia di Messina la cui famiglia aveva, e ha tuttora, un’importante fabbrica di laterizi.

Per Giovanni La Fauci, così si chiama il ragazzino, tutto comincia ricevendo in regalo il gioco del piccolo chimico. Si appassiona agli esperimenti, si mette a bruciare e sublimizzare trucioli di legno. Ha appena dieci anni e, sotto la guida del nonno materno, comincia col distillare 48 chili di mele nonchè vino, per puro divertimento. Si serve come alambicco di una damigiana da 5 litri in vetro soffiato che adagia sui carboni ardenti, lo affascina il fenomeno che da un vino rosso possa venir fuori un liquido bianco. Giovanni non si fermò al distillatore in vetro, comprò fogli di rame e cominciò a fare lo stagnino, a costruirsi il primo vero alambicco, ancorchè rudimentale, lo modificò più volte e imparò che con piccole modifiche l’acquavite diventava differente. Aveva ancora venti anni e già di alambicchi ne aveva cambiati diversi, si era costruito tutto con le sue mani e sempre più aumentava la passione per questa attività che era solamente un piacere, un passatempo. Distillava principalmente frutta che veniva fermentata dentro un frigorifero domestico e di ogni distillazione per non perderne le caratteristiche e la memoria compilava una scheda, oggi tutte raccolte in un archivio storico e conservate in un piccolo museo che Giovanni ha allestito con molte delle sue costruzioni.

Un tipo così geniale non poteva fermarsi a distillare solo frutta, se ne era stancato, ma non poteva nemmeno dedicarsi alle normale vinacce, così ben 28 anni fa, sempre in minime quantità e per un uso familiare, cominciò con le grappe di monovitigno e pensò bene di procurarsi 200 chili di vinacce di Malvasia di Salina, quelle di Carlo Hauner che ne volle una bottiglia del distillato. E siccome il destino, anche quello positivo, è spesso dietro l’angolo, Luigi Veronelli visitando la cantina assaggiò questa grappa dai profumi strepitosi e dalla particolare morbidezza e ne ordinò 300 bottiglie. A questo punto La Fauci decise che era arrivato il momento di diventare distillatore per davvero, di chiedere le varie autorizzazioni venendo così a contatto con la burocrazia e le norme spesso cervellotiche. Fu costretto a mettere da parte i suoi alambicchi e ne comprò in Trentino due a bagnomaria usati, destinò dei locali alla distilleria e così cominciò la sua attività ufficiale. Era il 1987 e nacque la Distilleria Giovi.

Il magazzino di invecchiamento

Questi alambicchi però non lo soddisfano, non resta contento e rimpiange i suoi vecchi strumenti artigianali, quindi ricomincia a fare lo stagnino, a modificarli, a stravolgerli. Nel 1990, tanto per esperienza, partecipa al Vinitaly e i grandi produttori e commercianti di vino siciliano cominciano a conoscere questo ragazzone pieno di entusiasmo, dall’accento tipicamente messinese, capace di creare grappe ed acquaviti fantastiche. Diventa pertanto distillatore anche conto terzi facendo le grappe per importanti cantine. Addirittura il conte Lucio Tasca d’Almerita ne volle ben 9 di monovitigno da proprie uve diverse.

Il focolare a legna

Con gli anni l’esperienza e l’abilità di Giovanni si sono accresciute ed è rimasta la sua capacità di bravo fuochista nella fabbricazione dei laterizi pertanto va assolutamente in controtendenza. In un mondo che ha abbandonato gli alambicchi a fuoco diretto per utilizzarne a bagnomaria o a vapore, lui torna all’origine, realizza 4 anni fa quattro alambicchi a fuoco diretto che vengono alimentate da tonnellate di legna di quercia e di faggio e distilla di tutto: dalla carruba al melograno, dal ficodindia alla ciliegia, le vinacce provenienti dalle migliori zone della Sicilia e dalla sua vigna nell’Etna oltre naturalmente alle varie che arrivano anche dal Piemonte, dalla Lombardia, dalla Toscana, inviate dai produttori che desiderano che le grappe a loro marchio siano distillate da questo siciliano e non dai veneti o dai friulani. E’ rimasto però sempre un entusiasta che vuole divertirsi, che desidera sempre sperimentare nuovi prodotti, che si limita alla assoluta artigianalità, che produce col suo marchio Giovi solamente 25 mila bottiglie da mezzo litro all’anno. Addirittura si sta cimentando in un nuovo prodotto, ma non vuole che ancora se ne parli, sarà una sorpresa che poi vi racconteremo.

via Valdina 30 98040 Valdina (Me) tel. 090 9942256 info@distilleriagiovi.it

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